LUIGI FRANCIOSINI
Luigi Franciosini è un architetto italiano che ha proposto un progetto per la trasformazione dei vecchi stabilimenti militari su Via Guido Reni nel nuovo Museo della Scienza di Roma. Il contesto urbano è fortemente influenzato dal carattere militare dell’edificio e si compone di vie, slarghi, angoli retti e padiglioni il tutto inserito tra le colline di Monte Mario e dei Parioli da un lato e bordato dalla sagoma del fiume dall’altro. La forte regolarità del quartiere è interrotta dalle forme morbide di importanti architetture quali il MAXXI, l’Auditorium, il Palazzetto dello Sport e lo Stadio Flaminio.
Il filo conduttore del progetto è conservare e restaurare il perimetro del vecchio stabilimento poiché è l’unico supersite dell’assetto militare del quartiere, si procede poi liberando le vecchie strutture murarie dal loro ruolo portante in modo da concepire il museo come una struttura indipendente affinché le strutture in elevazione il cemento armato possano integrarsi con le travi reticolari in acciaio.
La copertura a giardino pensile e “torri solari” dell’edificio sarà concepita come un Landmark che svetta verso il cielo e che ricorda un frammento di paesaggio naturale. L’edificio è progettato come un grande volume vuoto privo di pilastri e coperto dalle grandi travi reticolari al cui interno trova posto una grande sala suddivisa in quattro livelli in grado di ospitare più funzioni e garantendo la massima flessibilità dello spazio affinché questo possa essere adattato in base alle diverse esigenze espositive.
Le funzioni che verranno ospitate all’interno di questo spazio sono: il foyer, la galleria d’accesso, il museo, i laboratori, l’auditorium e il centro ricerca; a questi spazi si aggiungono vani scale, ascensori, cavedi e servizi igienici che trovano posto in nuclei autonomi la cui funzione è anche quella di sostenere le travi reticolari delle torri solari le quali convogliano il cielo, il vento, la luce naturale, il calore e l’acqua all’interno delle cavità. L’ampio foyer attraversa tutto il piano terra dell’edificio e, grazie all’inserimento di spazi pubblici ad accesso libero, garantisce la relazione tra interno ed esterno connettendo lo spazio pubblico con i percorsi museali. Tutto lo spazio museale si sviluppa su quattro livelli fuori terra e un livello interrato ed è animato da spazi a doppie e triple altezze.
Il giardino pensile solare è uno spazio aperto a tutti e permette di ottenere uno spazio all’aperto indispensabile in uno scenario post-pandemico, è caratterizzato dalla crescita spontanea di arbusti e prati così come dalla presenza di vasca per la raccolta dell’acqua piovana ma soprattutto è dominato dalla presenza delle torri solari. La presenza del giardino pensile è indispensabile non solo per garantire uno spazio da vivere all’aria aperta ma anche per ricollocare le specie naturali, sia autoctone che non, all’interno di un contesto fortemente urbanizzato.
La divisione dei flussi all’interno dello spazio museale è un altro dei punti cardine del progetto, sono state previste due vie carrabili interne che dal muro perimetrale conducono verso il centro per il movimento delle cose che attraverso dei piccoli mezzi motorizzati raggiungono il museo, per i flussi dei visitatori il percorso è al contrario in quanto dal foyer posto in posizione baricentrica si aprono le gallerie che indirizzano i flussi dall’interno verso l’esterno. Le quattro diverse modalità di percezione di oggetti e cose sono il vedere da lontano, il vedere dall’intorno, il vedere da vicino e l’interagire e il prender parte. La struttura deve essere differenziata tra ambiti funzionali, dimensioni, proporzioni, conformazioni, sequenze, il tutto deve coesistere tramite percorsi liberi e vincolati.
Il museo combina elementi e materiali riciclati e riciclabili facilmente disassemblabili. Le strutture portanti cono costituite da travature reticolari per grandi luci,solai, torri solari in carpenteria metallica di acciaio. Le fondazioni, le murature dei vani scala, degli ascensori, dei montacarichi, dei cavedi e le solette sono costruiti in calcestruzzo armato. La progettazione dell’involucro esterno si basa su una concezione architettonica e tecnologica in grado di garantire un comportamento performante e sostenibile sul piano del contenimento energetico, dell’estetica e della manutenzione. L’utilizzo dell’acciaio cort-ten traforato per il rivestimento conferisce solidità e massa ai prospetti e protegge le vetrate retrostanti dall’irraggiamento senza oscurare la penetrazione della luce naturale.
L’acciaio cor-ten porta diversi benefici quali un aspetto naturale coerente con il carattere dell’antico sito industriale; una protezione naturale contro la corrosione; un basso costo di manutenzione; una facilità di lavorazione e di montaggio; la durabilità maggiore anche di quella dell’acciaio zincato; e, infine, una sostenibilità dovuta alle caratteristiche del materiale riciclabile al 100%. Il resto dell’involucro esterno è caratterizzato da un diaframma trasparente invece per le tamponature interne, che devono essere flessibili in base all’uso che se ne vuole fare, si è optato per un sistema di diaframmi modulari scorrevoli costituiti da telai in acciaio e tessuti tecnici come Gore-tex/Tenara, Ptfe indicati per la loro leggerezza, permeabilità visiva, facilità di montaggio, resistenza meccanica e al fuoco, impermeabilità all’acqua e all’aria, resistenza allo sporco, durabilità e riciclabilità. Si è concepita la presenza di un tetto giardino con la presenza di arbusti, vasche e cisterne di acqua piovana. Importante la presenza delle 11 torri impiantistiche in carpenteria metallica di cor-ten, che sono essenziali per il sistema di captazione delle acque piovane e ai dispositivi per la produzione di energia rinnovabile.
Determinate forme raccolgono elementi naturali, come l’aria, la pioggia,il calore e le trasformano in fenomeni sensibili. Si è ipotizzato quindi di modellare alcuni elementi del progetto facendoli diventare dei congegni tecnici per contribuire a sostenere il benessere ambientale dell’edificio. Un legame armonioso tra geometria e natura che sintetizza una tendenza verso un’arte ecologica. Le alte torri metalliche configurate a ombrello, che campeggiano sulla superficie del giardino pensile, sono associate alle corti interne che attraversano il ‘ventre’ dell’edificio fino a raggiungere il suolo.
Le torri svolgono molteplici funzioni quali:
· fanno da sostegno per l’installazione dei pannelli fotovoltaici e solari;
· convogliano l’acqua meteorica in apposite vasche che verrà utilizzata per il raffreddamento adiabatico;
· sono camini de vento;
· sono strutture per serre solari e idroponiche;
· contengono le componenti tecnologiche per il trattamento delle unità dell’aria;
· contengono i sistemi di scambio termico con l’aria che servono per le pompe di calore aria/acqua;
· sono sistemi di ombreggiamento.
L’area d’intervento è inserita in un contesto urbano ad alta frequentazione di autoveicoli e pedoni con possibili interferenze con: la viabilità pubblica, la potenziale presenza di strutture archeologiche, la produzione di polveri e rumori, la difficoltà a garantire una adeguata organizzazione dello stoccaggio dei materiali e delle attrezzature.
Si ritiene che l’organizzazione del cantiere dovrà seguire una logica di avanzamento delle opere per fasi, con una tecnica costruttiva caratterizzata dal montaggio di elementi prefabbricati e montati a secco.
Commenti
Posta un commento